Auto elettriche, Ue contro Cina: dove va il mercato

La Commissione europea ha avviato un'indagine sui costruttori di auto elettriche cinesi, sospettate di aver ricevuto sussidi statali in grado di abbattere i prezzi e fare concorrenza sleale nel mercato dell'auto europeo
"L'indagine avviata dalla Commissione è importante in previsione di quella che potrebbe essere la penetrazione futura delle auto cinesi”, ha dichiarato a We Wealth l'esperto di automotive e partner di Bain & Co., Gianluca di Loreto
Il settore automobilistico è attualmente quello più sottopesato nei portafogli dei gestori europei: ecco la difficile partita che aspetta questo settore
Nel suo ultimo discorso sullo Stato dell'Unione, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato l'avvio di un'indagine sui costruttori di auto elettriche cinesi, sospettate di aver ricevuto sussidi statali in grado di abbattere i prezzi e fare concorrenza sleale nel mercato dell'auto europeo.
La tabella di marcia fissata dall'Unione europea prevede che, a partire, dal 2035, tutti i nuovi veicoli leggeri venduti siano a zero emissioni. Il timore di molte case automobilistiche europee (e dei loro operai) è che a soddisfare gran parte della domanda saranno, a quel punto, le auto elettriche cinesi. Il loro vantaggio principale è molto semplice: produrre auto elettriche in Cina costa meno e difficilmente questo vantaggio potrà essere ribaltato nei prossimi anni.
Anche per questo, l'apertura dell'indagine della Commissione ai danni delle case costruttrici cinesi è stata interpretata come un argine difensivo invocato con forza da gruppi come Volkswagen, Renault e Stellantis.
Oggi, secondo i dati Schmidt Automotive Research citati dal Guardian, l'8,2% delle auto elettriche vendute in Europa sono prodotte da case cinesi, con 86mila unità vendute da inizio anno a fine luglio. Nel 2021 la quota cinese sul mercato delle auto elettriche europee era del 3,9%, meno della metà rispetto a quella attuale. Quanto ancora potrà estendersi questa penetrazione? E quanto terreno potrà perdere l'automotive, al momento il settore più sottopesato nei portafogli dei gestori di fondi d'investimento europei?
Cina in vantaggio sulle auto elettriche: Commissione Ue reagisce
“La quota di mercato delle auto elettriche cinesi sta aumentando più o meno velocemente a seconda dei Paesi: non sono ancora quote molto grandi. L'indagine avviata dalla Commissione è importante in previsione di quella che potrebbe essere la penetrazione futura delle auto cinesi”, ha dichiarato a We Wealth l'esperto di automotive e partner di Bain & Co., Gianluca di Loreto.
“Se non cambia la normativa europea, entro il 2030 il 90% delle auto dovrà essere elettrico. Saranno auto cinesi od occidentali? Dipenderà dal costo”, ha proseguito di Loreto, “nel Nord Europa, dove l'elettrificazione è molto più avanzata, la quota di auto cinesi sul mercato dell'elettrico è già attorno al 20%: non bastano da sole auto come la Tesla, di segmento ad oggi medio-grande, per soddisfare una domanda di auto interamente elettrica”. Anche il mercato dell'auto di domani avrà bisogno di auto piccole, medie e grandi: il problema è che, al momento, il segmento delle medio-piccole rischia di finire in mano ai costruttori cinesi, che sono in grado di aggredire questo segmento con le vetture più economiche. “L'aumento futuro della quota di mercato delle auto cinesi in Europa, pertanto, dipenderà dal quanto saranno più economiche delle alternative europee”, ha dichiarato l'esperto di Bain & Co. In una fase in cui le case automobilistiche europee si stanno “arroccando sulle auto che offrono maggiori margini di profitto", quelle medio-grandi, "ci si chiede se i concorrenti cinesi useranno le vetture più piccole come cavallo di Troia” per dilagare in Europa, “in questo senso può avere una sua ragione l'indagine annunciata dalla Commissione europea, per capire se il prezzo delle auto cinesi rispetta le regole sulla concorrenza”.
In cosa consiste l'indagine? “I costruttori dell'Est dovranno dimostrare di aver rispettato tutta una serie di normative, di vincoli che l'Ue impone a chi vende in Europa. Non bisogna interpretare questa indagine solo come una 'guerra' della Commissione all'auto elettrica che viene dalla Cina, perché sono coinvolte anche tante auto endotermiche provenienti dal Paese: il punto è capire se le regole sono state rispettate”, ha affermato di Loreto, “evidentemente, la Commissione europea ha avviato l'indagine nel sospetto che qualche violazione possa esserci stata”.
Assicurare la concorrenza non basterà a cambiare le sorti della partita
A prescindere dalle possibili pratiche di concorrenza sleale, difficilmente le auto elettriche cinesi saranno arginate da “un colpo normativo”. Il vantaggio sulla tecnologia dell'auto elettrica con batteria al litio è, per Pechino, ormai consolidato: “Il 70-80% della gestione della batteria è in mano a player asiatici”, ha affermato di Loreto, “anche se le case europee decidessero di puntare sulle auto di piccole dimensioni dovrebbero acquistare i componenti dall'Est, pagandoli di più rispetto alle concorrenti asiatiche”.
L'unica soluzione, che probabilmente implicherà una revisione del pacchetto europeo Fit for 55 sulla transizione energetica, è quello di consentire una maggiore apertura ad altre tecnologie di propulsione, diverse dall'elettrico. Questa strada sembrerebbe più percorribile, secondo il partner di Bain & Co., rispetto a una svolta protezionistica “non coerente con la storia dell'Ue”, anche se questo “non toglie che le regole sulla concorrenza debbano essere rispettate”.
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Auto, il settore meno amato dai gestori in questo momento
Da inizio anno l'indice Stoxx Europe 600 Automobiles & Parts, che traccia l'andamento delle principali azioni legate all'automotive europee, ha guadagnato il 12,6% battendo la media del mercato europeo. Per i prossimi mesi, però, i gestori di fondi europei hanno una visione decisamente negativa per il settore. Secondo l'ultimo sondaggio mensile realizzato da Bank of America, il 40% netto dei gestori dichiara di avere sottopesato l'automotive in portafoglio, che è inoltre il secondo settore più sottorappresentato rispetto alla suo "peso storico" nell'allocazione.
A contribuire a questo pessimismo sono anche fattori un po' più contingenti rispetto alle grandi sfide strategiche descritte fin qui. “Con le pressioni inflazionistiche che rimangono elevate e con le banche centrali che, a nostro avviso, manterranno le strategie monetarie restrittive per un lungo periodo il settore auto potrebbe anche nei prossimi mesi perdere terreno”, ha dichiarato a We Wealth, il senior market strategist di IG Italia, Filippo Diodovich, “la contrazione del comparto manifatturiero, i rischi di recessione e una possibile discesa dell’occupazione nel settore auto potrebbero aumentare le tensioni sociali tra case automobilistiche e sindacati come sta accadendo proprio in questo momento negli Stati Uniti tra United Auto Workers e i tre big General Motors, Ford e Stellantis”.
Sull'orizzonte, però, il tema della competizione cinese è sicuramente tenuto d'occhio: “A deprimere le quotazioni del settore auto (soprattutto europeo) sarà, inoltre, l’aumento della competizione con i brand cinesi pronti a conquistare nuovi mercati con auto elettriche a prezzi notevolmente più bassi rispetto ai loro concorrenti”, ha confermato Diodovich.
Secondo di Loreto, “la ritrosia degli investitori sull'automotive è reale, basti pensare ai multipli delle società attive nella produzione dell'automobile classica a motore endotermico”. Ma per l'esperto di Bain & Co., c'è anche qualcosa di più – ed è una variabile tutta politica. “A livello settoriale il problema è che c'è molta incertezza normativa attorno all'automotive, in particolare in Europa”, ha dichiarato di Loreto, “si parla di uno dei settori più normati in assoluto, con regole che cambiano con grande frequenza: questo spinge gli investitori ad aspettare. E' l'incertezza sulle politiche legate all'auto che crea attendismo, non è il settore di per sé”.