Purè Monet e salsa Van Gogh: l’attivismo con l’arte serve?

Cristina Riboni
Cristina Riboni
30.11.2022
Tempo di lettura: 3'
Quella di prendersela con le opere d’arte più conosciute al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica sul cambiamento climatico è stata la moda del 2022. Un’abitudine che rischia di costare molto cara, anche in termini di premi assicurativi

Si fatica ormai a contare gli episodi di attivismo contro opere d’arte che si sono verificati in quest’ultimo anno. 


Solo per citarne alcuni, in ordine sparso: l’iconica “Ragazza con l’orecchino di perla” di Vermeer, esibita a L’Aja, cui i protestanti del movimento Just Stop Oil si sono incollati; “I covoni di fieno”, dipinto di Monet da 111 milioni di euro, al Barberini Museum di Potsdam, Germania, imbrattato con purea di patate; i “Girasoli” di Van Gogh della National Gallery di Londra, colpiti dalla salsa di pomodoro lanciata da alcuni protestanti per il cambiamento climatico; la “Primavera” di Botticelli alle Gallerie degli Uffizi di Firenze, vittima di due ragazze, che si sono incollate al vetro che la protegge; “Vita e Morte”, opera di Klimt del 1915, collocata al Leopold Museum di Vienna, ricoperta da un liquido nero e oleoso da due manifestanti di Letzte Generation (Last Generation); il “Seminatore al tramonto”, sempre di Van Gogh, in esposizione a Palazzo Bonaparte a Roma, cui gli attivisti di Ultima Generazione si sono incollati, dopo averlo imbrattato. 


E si potrebbe proseguire ancora, con un elenco molto più lungo… 


Opere d’arte a rischio a causa dell’attivismo ambientalista 

C’è da dire che qualche attacco è stato anche sventato: ad esempio, le guardie all’ingresso del Musée d’Orsay di Parigi hanno fermato una ragazza, dopo aver scoperto che, sotto la sua felpa, indossava una maglietta di Just Stop Oil, e che le sue intenzioni erano quelle di incollarsi al dipinto di Van Gogh “Autoritratto a Saint Remy” e di imbrattarlo. 


Alcuni sembrano schierarsi con questi movimenti, sostenendo che colpire l’arte è colpire la ricchezza e quindi risvegliare l’opinione pubblica “dormiente”, nonché i potenti in tutto il mondo, su temi di grande attualità, che, seppur ormai trattati quotidianamente, non vengono in realtà poi affrontati con misure adeguate a livello governativo internazionale. Le proteste vorrebbero perciò provocare delle reazioni immediate e più efficaci. 


Per altri, al contrario, queste proteste stanno paradossalmente diventando qualcosa di scontato e prevedibile, e, soprattutto, non hanno mai sortito alcun effetto, se non quello di accanirsi su emblemi di cultura, mettendone a rischio l’integrità e la fruibilità: di fatto, si traducono semplicemente in un danno per l’arte e per i luoghi che la ospitano. 


L’opinione prevalente sembra proprio essere quest’ultima, non solo tra i più conservatori. 


Le reazioni dei musei 

Ma quali sono le reazioni dei musei? 


È stato chiuso per 5 giorni il Museum Barberini di Potsdam, Germania: un segno di protesta, ma anche un momento di riflessione. 


Moltissime istituzioni, tra cui il Guggenheim di New York e il Louvre di Parigi, recentemente hanno rilasciato un comunicato, condannando i gesti degli attivisti e sottolineando che queste azioni sottovalutano gravemente la fragilità e unicità degli oggetti d’arte. 


La preoccupazione di tali enti va anche, però, in un altro senso: sono già diverse le richieste dei privati collezionisti che domandano la restituzione anticipata delle opere concesse in prestito… il timore è che le pareti dei musei diventino sempre più spoglie. 


Dal punto di vista più strettamente giuridico e legale, queste azioni hanno sollevato la questione della adeguatezza degli standard internazionali adottati per la tutela delle opere d’arte: tutti i dipinti erano protetti da un vetro o da uno schermo, e non sono stati danneggiati, ma … cosa bisogna aspettarsi in futuro? 


Non solo assicurazioni 

Le compagnie assicurative anticipano già possibili aumenti dei prezzi dei premi


Peraltro, a prescindere dalle manifestazioni dei protestanti, è verosimile che, nel 2023, i premi assicurativi aumentino comunque, proprio per via dell’accrescersi del rischio di incendio e inondazione, determinato dal riscaldamento globale, cui si affianca l’inflazione galoppante


Oltre a questo, potrebbe rendersi necessario aggiungere una ulteriore voce di costo, per i casi in cui le opere non vengano direttamente danneggiate, ma si renda comunque necessario ripulirle o restaurare la loro cornice o il loro supporto. Questi interventi possono richiedere una spesa di svariate centinaia di migliaia di euro. 


E ancora, il profilo di rischio dell’assicurato potrebbe cambiare, qualora le misure di sicurezza e preservazione dei beni non venissero adeguate all’ondata di azioni di protesta: ma l’adeguamento, a sua volta, potrebbe far decollare i costi destinati ad implementare le più opportune modifiche, quali quelle sui sistemi di vigilanza, anti-intrusione e tecnologici. 


Infine, la paura è quella che le proteste subiscano un’escalation: fino ad ora gli attivisti hanno inscenato interventi eclatanti e teatrali, ma senza arrivare mai a “toccare” effettivamente le opere. 


Cosa succederebbe se, in futuro, i manifestanti dimostrassero meno attenzione?

Opinione personale dell’autore
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Cristina Riboni è entrata a far parte dello Studio Legale CBM & Partners nel 2008. Dal gennaio 2020 è partner dello Studio.
Sin dai tempi della pratica professionale segue il settore del contenzioso civile, nell’ambito del quale si è
specializzata nelle controversie inerenti il mercato dell’arte, il diritto d’autore e la proprietà intellettuale.
Affianca all’attività svolta in sede contenziosa l’attività stragiudiziale, assistendo collezionisti privati,
gallerie, case d’asta ed operatori del settore dell’arte, per conto dei quali cura, in particolare, la predisposizione della relativa contrattualistica.

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