Ma quale recessione, Europa più forte degli Stati Uniti
Il 2023 è iniziato con slancio per l’Europa che ha snocciolato dati macro più incoraggianti e registrato performance di Borsa più solide rispetto l’Oltreoceano. Sul piano economico, l’Eurozona è cresciuta del 3,5% nel 2022, secondo le prime stime dell’Eurostat, mentre l’espansione degli Stati Uniti si è fermata al 2,1%. Una forza che ha sorpreso gli analisti, come dimostra il grafico sottostante sull’indice di sorpresa economica, che misura il livello di sovraperformance dei dati macroeconomici pubblicati rispetto alle previsioni (consensus).
Un vigore che si ritrova anche guardando ai mercati, dove l’indice Eurostoxx 50 ha registrato da inizio anno un +13% contro un più modesto +8% dell’indice americano S&P500. Una vitalità passeggera o duratura? “Riteniamo probabile che l’inversione di tendenza a favore dell’Europa si inscriva in un movimento a lungo termine appena iniziato”, risponde Frederic Leroux, membro dello Strategic Investment Committee di Carmignac, che analizza le ragioni alla base di questa rivincita e le possibili conseguenze.
Per quale motivo?
Un inverno mite, che ha migliorato in modo significativo la situazione energetica, i piani di sostegno fiscale e il ritorno della Cina sulla scena economica, sarebbero i principali fattori che giustificano questa performance, i cui effetti sul mercato azionario sono evidenti. Non solo da inizio anno. Se si considera infatti il periodo dallo scorso 31 agosto fino al 6 febbraio, la sovraperformance dei titoli azionari europei (ovvero l’indice Eurostoxx 50 rispetto all’S&P500) ha raggiunto il livello del +17,5% e addirittura del +23,5% se si tiene conto dell’apprezzamento dell’euro rispetto al dollaro.
“Ovviamente, questa forza relativa del Vecchio Continente è destinata a subire quanto meno qualche contraccolpo; performance come queste necessitano di pause per poter proseguire”, avverte Leroux, che quindi non scommette nel breve termine sulla probabilità di proseguimento di questo straordinario rally europeo. “Tuttavia – prosegue - riteniamo probabile che l’inversione di tendenza a favore dell’Europa, dopo 12 anni pressoché ininterrotti di sovraperformance degli Stati Uniti, si inscriva in un movimento a lungo termine appena iniziato”.
Europa tra le aree favorite
Secondo Carmignac, il contesto inflazionistico che dal 2021 sta caratterizzando le cosiddette economie sviluppate potrebbe alimentare i flussi finanziari da Occidente (Stati Uniti) verso Oriente (Europa, Cina, Giappone), spinti dalla consapevolezza che una crescita più dinamica del previsto potrebbe coinvolgere le economie più cicliche. “Ciò favorirebbe il forte apprezzamento dei mercati azionari europei, cinesi e giapponesi, più ricchi di titoli ciclici, dopo essere stati penalizzati dal lungo periodo di crescita lenta e costante dello scorso decennio”. Nello specifico, secondo la casa di gestione francese, le società che operano in settori tipicamente più legati all'economia reale dovrebbero ricevere una spinta anche dall'attuale livello più giustificato dei tassi d'interesse.
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