Post vaccini, lo sviluppo dei farmaci sarà così rapido anche in futuro?

4.6.2021
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Il 2020 ha segnato un nuovo record in quanto allo sviluppo di un vaccino. Ma anche altre categorie di farmaci beneficiano dei progressi. Cure contro il cancro in primis
Durante il 2020 abbiamo infatti assistito a quello che “non è esagerato considerare come uno dei più grandi risultati scientifici della storia”, spiega l'analista del settore sanitario Laura Nelson Carney. Abbattendo i tempi medi per lo sviluppo, la sperimentazione e la produzione del vaccino (basti pensare i 42 anni che furono necessari per lo sviluppo del vaccino contro l'ebola e quello per la varicella), e potendo contare su una stretta collaborazione a livello mondiale e ingenti finanziamenti da parte degli stati, quello del vaccino contro il Covid-19 è stato il percorso più rapido mai registrato da qualunque farmaco simile.
Post vaccini, quali i tempi dei nuovi farmaci?
“Sia per gli scienziati che per le aziende, la domanda ovvia è se questi ritmi si potranno replicare”, spiegano i due esperti. “Sebbene lo sviluppo dei farmaci non goda dello stesso livello di finanziamenti pubblici dei vaccini contro il Covid-19, la velocità della scienza ha fatto un grande balzo in avanti”. Gli effetti più dirompenti, ad esempio, potrebbero verificarsi nel campo dell'immunoncologia o nel trattamento di varie forme di cancro, che “non avranno soltanto il potenziale di allungare la vita, ma anche quello di generare miliardi di entrate di dollari per le aziende che se ne occupano”.
Cancro, nuovi farmaci dalla Cina
Ad esempio, nel novembre 2019 la società biotecnologica cinese BeiGene ha ottenuto la prima approvazione dalla Food and drug administration (Fda) americana per Brukinsa, un farmaco contro il tumore del sangue. Anche HUTCHMED, società farmaceutica di base ad Hong Kong, potrebbe prossimamente ottenere l'approvazione per un trattamento mirato dei tumori neuroendocrini. Tali eventi sono il risultato di un'intensa attività di aggiornamento delle società farmaceutiche e biotecnologiche cinesi agli standard internazionali e che, secondo le direttive del governo, “dovrebbero portare la Cina a ricoprire un ruolo sempre più forte nel settore sia come mercato di sbocco che come fonte di rilevante innovazione a livello globale”, spiega Wolf.
Per alcune forme tumorali, inoltre, la portata del mercato di sbocco appare enorme: “a settembre 2020, la Cina ha depositato per l'approvazione negli Stati Uniti il primo inibitore del Pd-1 da parte dell'azienda di Shanghai Junshi Biosciences”, ovvero anticorpi monoclonali capaci di bloccare o rallentare la crescita di tumori come il melanoma. “Si tratta potenzialmente di un mercato da 50 miliardi di dollari. Il brevetto non scadrà fino al 2028, ma ci sono altre quattro aziende in lizza, intenzionate a presentare una richiesta di approvazione negli Usa”, conclude Wolf.