Mercati: quanto incidono le indicazioni macro sull’andamento?
I mercati sono spesso imprevedibili e fare analisi, basandosi sui dati macro, per conoscerne il futuro andamento può rivelarsi un esercizio inutile. Lo dimostra anche questa prima parte dell’anno: tra un’inflazione ancora elevata, una crescita debole e un’escalation delle tensioni geopolitiche, sarebbe stato difficile prevedere una tale performance per l’azionario. E invece ecco che l’S&P500 da gennaio ha messo a segno un +11,5%. A sorprendere ancora di più è stata l’Europa, dove i segnali macro sono decisamente più deboli rispetto quelli d’Oltreoceano, eppure l’indice Eurostoxx 50 ha incassato una performance ancora migliore, evidenziando un solido +14%.
Insomma, stando a guardare i fatti macroeconomici, la logica avrebbe suggerito rendimenti negativi per l’azionario. Ovvero, avrebbe condotto a una conclusione sbagliata. Da qui un lecito dubbio: le previsioni basate sugli eventi macro possono essere una guida affidabile o no per il futuro?
Difficile dare una risposta univoca, ma Capital Group fa alcune interessanti considerazioni, che suggeriscono di fare attenzione anche ad altri elementi. “In 29 anni di attività come gestore di portafoglio tutto ciò che posso dire è che i mercati a volte danno un indizio che qualcosa di importante sta accadendo – avverte Andrew Suzman, Equity Portfolio Manager della casa di gestione - Ritengo che questa attività sui mercati internazionali sia da tenere sotto stretta osservazione”.
Cosa osservare e quali conclusioni trarre
Insomma più che i dati macro, da tenere sotto osservazione sarebbero proprio questi recenti movimenti sui mercati, e in particolare le performance di Wall Street rispetto a quelle dell’all’azionario internazionale. Perché, sebbene ci sia ancora un certo scetticismo, qualcosa sta cambiando: “Non sono qui per dire che i mercati internazionali faranno meglio di quelli statunitensi negli anni a venire – afferma l’esperto di Capital Group – (…) ma ritengo improbabile che l'investimento in azioni internazionali sia così deludente come lo è stato negli ultimi 10-12 anni”.
Per capirlo, occorrerà monitorare da vicino soprattutto l’andamento degli utili e le valutazioni di Borsa. Il gestore sottolinea, infatti, quanto le valutazioni siano oggi generalmente più interessanti al di fuori degli Stati Uniti. Qualche esempio? La francese BNP Paribas scambia a sconto rispetto all’americana JP Morgan (con un P/E ratio a 6,5 contro 9,8), così come l’anglo-svedese AstraZeneca rispetto all’americana Eli Lilly (17,1 contro un P/E ratio di 35,4). E proprio questo elemento potrebbe essere l’indizio giusto sul perché i mercati internazionali si stiano riprendendo.
“In futuro, credo che i bilanci saranno più importanti che mai - conclude l’esperto di Capital Group – (…) A mio avviso, ci sono tre cose importanti da seguire: le valutazioni, i bilanci ed evitare i disastri”.
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