Cresce il numero degli scioperi: cosa domandano i lavoratori?

30.11.2021
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Esacerbate dalla pandemia, le disuguaglianze sul posto di lavoro potrebbero fomentare l’attivismo dei dipendenti e causare sempre più scioperi. Quali le richieste dei lavoratori alle aziende?
Scioperi, cosa aspettarsi per il 2021?
Tuttavia, “retribuzioni basse, divari salariali e trattamenti iniqui sono all'ordine del giorno in molti settori e regioni” ancora oggi, affermano Matt Lanstone, Responsabile di ricerca e investimenti Esg e Emma Doner, Analista Esg di Capital Group. Cosa aspettarsi per il 2021? “Stiamo riscontrando una persistente disuguaglianza che potrebbe fomentare l'attivismo dei dipendenti e causare interruzioni del lavoro. Negli Stati Uniti, la remunerazione dei lavoratori è una voce in calo del Pil, il compenso orario non è allineato alla produttività e nel calcolo delle retribuzioni esistono ancora profonde disparità in termini di razza e genere, talvolta ampliatesi durante la pandemia”, aggiungono Lanstone e Doner.
Le richieste dei lavoratori
Il malcontento sta portando i lavoratori a riunirsi più di frequente, esercitando pressioni affinché la situazione cambi, a prescindere dai settori. Tra le richieste principali vi sono l'aumento di retribuzioni e benefit, la sospensione dei contratti di difesa potenzialmente non etici e la cessazione della discriminazione razziale e di genere. Tuttavia, scioperare ha delle conseguenze, in primis per i lavoratori. Per gestirle, “stiamo testimoniando la nascita di sindacati interni alle aziende”. Lo scorso gennaio, ad esempio, oltre 200 dipendenti di Google e Alphabet hanno istituito il sindacato 'Alphabet workers union', cui i dipendenti versano l'1% della retribuzione annua come quota che viene utilizzata per compensare le decurtazioni salariali in caso di sciopero”. Lavoratori a parte, sono le aziende che possono rischiare molto dal malcontento dei propri dipendenti. Nel 2019, lo sciopero di 6 settimane indetto dai dipendenti di General Motors ha provocato una perdita di produzione pari a 3,6 miliardi di dollari (44% del risultato al netto degli oneri finanziari del 2019).
Nonostante una maggiore consapevolezza anche da parte delle aziende sul tema, è probabile che il malcontento si manifesti anche negli anni a venire. “È ragionevole prevedere che il numero e la durata delle interruzioni del lavoro continueranno ad aumentare, data la pressione economica esercitata durante la pandemia sui lavoratori a basso e medio reddito rispetto a quelli ben stipendiati”, concludono Lanston e Doner.
