La perdita di biodiversità fa paura, ecco cosa possono fare gli investitori
La produzione industriale, il disboscamento, l’agricoltura e l’estrazione di risorse naturali sono solo alcune delle tante attività dell’uomo che mettono a repentaglio la biodiversità, con effetti destabilizzanti sulla qualità dell’aria e dell’acqua, sull’uso del territorio e sui cambiamenti climatici, solo per citarne alcuni.
Implicazioni di vasta portata
La biodiversità si riferisce all’incredibilmente ricca varietà di vita sulla Terra. Quando parliamo di ‘contrazione della diversità biologica’ ci riferiamo a ogni essere vivente sul pianeta. La Intergovernmental Platform on Biodiversity and Ecosystem Services (IPBES) ha individuato i cinque principali fattori che determinano la perdita di biodiversità in: perdita di habitat, sovra-sfruttamento, inquinamento, cambiamento climatico e specie invasive. Questi fattori continuano a crescere a un ritmo insostenibile e quasi 1 milione di specie sono attualmente a rischio di estinzione, molte delle quali nel giro di pochi decenni.
Tra il 1970 e il 2019, si è verificata, in media, una diminuzione del 68% nelle dimensioni delle popolazioni di mammiferi, uccelli, anfibi, rettili e pesci, un calo che si è verificato a un ritmo maggiore che in qualsiasi altro momento della storia umana.
Perché è rilevante per gli investitori
La perdita di biodiversità ha un impatto sulle imprese e i rischi ad essa associati possono influenzare il valore degli investimenti. “È importante comprendere il potenziale impatto su un portafoglio di investimenti, soprattutto perché alcuni settori presentano rischi più elevati rispetto ad altri”, rimarca Lorraine Sereyiol-Garros, Global head of ETF & index solutions sales di BNP Paribas Asset Management. Ad esempio, tra i settori più esposti figurano quello dell’energia, quello minerario e dei metalli, quello dei servizi pubblici e quello alimentare e delle bevande.La perdita di biodiversità non manca di impattare anche sulla ricerca farmaceutica di nuovi principi attivi e molecole nelle piante e negli organismi oceanici. “Questo è un campo promettente per identificare trattamenti per patologie umane o trattare batteri resistenti agli antibiotici.
Tuttavia, la perdita di biodiversità limita la capacità di esplorare questi ambiti”, sottolinea la Sereyiol-Garros. Secondo un report del World Economic Forum (WEF), il 25% dei farmaci utilizzati nella medicina moderna derivano dalle piante della foresta pluviale, mentre il 70% dei farmaci antitumorali sono prodotti naturali o sintetici ispirati alla natura. Ciò significa che ogni volta che una specie si estingue, perdiamo una potenziale nuova medicina.
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Tuttavia, le implicazioni sono di più vasta portata. “La perdita di biodiversità può mettere a repentaglio tutte le economie e la nostra prosperità. Nello stesso rapporto, il WEF stima che 44 mila miliardi di dollari di valore economico, ossia più della metà del PIL totale mondiale, dipendono in misura moderata o elevata dalla natura e sono quindi esposti alla perdita di biodiversità”, avverte l’esperta di BNP Paribas AM.
La World Bank stima che il deterioramento dei processi naturali comporterà una perdita di 2,7 mila miliardi di dollari all’anno di PIL globale. Ad oggi i finanziamenti espliciti per proteggere e ripristinare le risorse naturali più fragili del pianeta ammontano a 166 miliardi di dollari all’anno, mentre per mantenere l’integrità degli ecosistemi bisognerebbe salire fino a 1.000 miliardi di dollari entro il 2030 (stime BloomberNEF).